La prima bomba atomica

la prima bomba atomica su Hiroshima

Theodore Van Kirk, noto a tutti come Dutch, era un uomo affetto da insonnia. Si trattava di un malessere comune a molti soldati americani prima di una missione, ma Dutch e i suoi 11 compagni stanziati nella piccola isola del Pacifico in Tinian avevano più ragione di altri a soffrire di insonnia. La notte del 5 agosto del 1945 e l’indomani mattina avrebbero dovuto sganciare la prima bomba atomica su Hiroshima. Per passare il tempo, alcuni membri dell’equipaggio – incluso il navigatore Ducht, il bombardiere Tom Ferebee e il pilota Paul Tibbets – giocavano a poker. Sapevano che nel giro di poche ore avrebbero giocato di nuovo d’azzardo, ma con una posta in gioco assai più alta. Non c’erano certezze nella missione che li aspettava, anche se nei mesi precedenti, presso la Wendover Airbase nello Utah, Dutch e gli altri esponenti dell’equipaggio erano stati sottoposti a un addestramento intensivo. Ma l’addestramento è una cosa e la realtà della guerra è un’altra e non mancano mai le sorprese. Quello che si apprestavano a compiere Dutch e i suoi compagni non si era mai visto prima di allora, e nessuno poteva dire con certezza cosa sarebbe successo. Ducht ricorda che uno degli scienziati atomici gli confesso che probabilmente sarebbero stati al sicuro se l’aereo fosse stato lontano 14-15 km al momento dello scoppio della bomba. Ma l’ambiguità del termine probabilmente lasciava molto spazio ai dubbi. Gli effetti di quell’esplosione si sarebbero saputi solo all’indomani, con un’esplosione che non aveva precedenti nella storia. Ducht era stato scelto per unirsi al 509° Composite group – l’unità incaricata di gestire le nuove armi nucleari – dal suo vecchio comandante.
Spesso i libri di storia riferiscono che il governo degli Stati Uniti e quelli alleati erano stati incerti fino all’ultimo minuto circa la decisione di utilizzare o meno la bomba atomica. In realtà, benchè al Giappone fosse stato presentato un ultimatum di resa per il 26 luglio (respinto il giorno dopo, risposta che forse per Washington era scontata), Dutch sentiva che quella decisione era già stata presa da un pezzo, che l’addestramento ricevuto non sarebbe stato inutile. Il giorno della vigilia, verso le 22, l’equipaggio chiamato dalle baracche per una colazione prima del briefing conclusivo e degli ultimi controlli dell’Enola Gay.

La bomba atomica su Hiroshima: la ricostruzione precisa dello sgancio

Non è difficile immaginare l’umore a bordo dell’Enola gay quando decollò alle 1.45 del mattino, ma dal punto di vista di Dutch non era una missione diversa dalle altre. Benchè siano stati l’Enola Gay e il Bockscar a passare alla storia come i responsabili della distruzione di intere città, Dutch sottolineò come quell’operazione fosse assai più vasta: c’erano ben 7 aerei coinvolti in quella che era chiamata in codice “Missione di bombardamento speciale n. 13” su Hiroshima il 6 agosto. Tre erano aerei di ricognizione metereologica che volavano per assicurarsi che le condizioni climatiche fossero ideali, Top Secret era il nome dell’aereo di emergenza per l’eventuale sostituzione di Enola Gay mentre gli ultimi due – the great Artiste e Plane n. 91 scortavano l’Enola Gay.
The Great Artiste aveva congegni che dovevano essere sganciati nello stesso istante della bomba. l’altro aereo, il Plane n. 91 volava a circa 32 Km dietro l’Enola Gay con una grande macchina fotografica pronta ad immortalare l’esplosione. Sfortunatamente quel giorno la macchina non funzionò, quindi le fotografie migliori di quell’evento straordinario sono quelle della macchinetta personale del navigatore di Plane n. 91. I tre aerei arrivarono su Hiroshima, senza incidenti, intorno alle 8 del mattino. La città era stata designata come obbiettivo primario per svariate ragioni. C’erano molti insediamenti militari, nonchè un affollato porto e numerose fabbriche in grado di fornire una buona parte della logistica necessaria alla difesa del Giappone in caso di invasione. Prima di allora, tuttavia, Hiroshima non era stata mai un obiettivo primario delle forze alleate. Sfortunatamente per i suoi cittadini, ciò aveva ingannato le autorità giapponesi, che non avevano motivo di sospettare un attacco proprio lì. Sembra che non si siano allarmati eccessivamente neppure quando la squadriglia B-29 fu avvistata. Quando la bomba Little Boy fu sganciata l’aereo subì una violenta impennata verso l’alto, ma Tibbets riuscì a stabilizzare il B-29 a virare velocemente in ritirata. L’aereo era a circa 14,5 km dal punto in cui la bomba sarebbe esplosa, 43 secondi dopo averla sganciata. Ogni rumore, in quel momento, era coperto da quello assordante ma familiare dei motori, quando all’improvviso i piloti videro una luce prima della grande onda d’urto. Alle spalle, tutto quello che si vedeva di Hiroshima era solo fumo nero e polvere. La nuvola a fungo sovrastava l’aereo, lo spostava e continuava a salire: i piloti continuavano a vederla anche a 480 km di distanza.

Gli effetti della bomba atomica su Hiroshima

Ciò che l’equipaggio dell’Enola Gay non poteva ancora sapere era che gli spaventosi effetti distruttivi della bomba, sarebbero stati di molto superiori alle previsioni. Sotto tutto quel fumo e la polvere quasi il 70% degli edifici della città era andato distrutto e 80.000 persone erano morte, una cifra destinata a salire di molto a seguito degli effetti delle radiazioni, allora assai sottovalutati. Se si esclude la fotocamera difettosa di The Great Artiste, per Dutch a bordo dell’Enola Gay tutto era andato secondo i piani. Il tempo era perfetto, si riusciva a vedere Hiroshima da 120 km di distanza. Alcune settimane dopo i bombardamenti, Dutch Van Kirk era tra l’equipaggio che trasportava un’equipe di scienziati a Nagasaki per misurare direttamente la devastazione prodotta dalle nuove bombe.

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